Il Parco Sommerso di Baia è una realtà archeologica di eccezionale valore che il fenomeno del bradisismo ha confinato sul fondo marino: Il mare, la risorsa che ha permesso lo splendore dei Campi Flegrei, si fonde con l'archeologia dove al disotto di un sottile strato dl sabbia si scoprono mosaici e dove la flora e la fauna animano resti di muri e statue. Quello che il mare ha coperto è una larga fascia di costa antica che bisogna immaginare in continuità con le strutture a terra che costituiscono il Parco Archeologico delle Terme e che si affacciava su una baia ben più ristretta di quella attuale, anticamente Baianus lacus, cui si accedeva da un canale artificiale.
L'insenatura era già in età repubblicana occupata da ville marittime. Tra i principali edifici sommersi visibili vi è il ninfeo di età claudia, posto a -7 m sul fondali marini antistanti Punta Epitaffio, mentre, a est del ninfeo vi è una villa attribuita alla famiglia dei Pisoni per i boli impressi su una conduttura idrica di piombo. Altre ville e terme occupavano l’ampio settore attorno al lacus oggi sommerso: tra queste, per i suoi noti pavimenti a mosaico va sicuramente citata la villa c.d. con ingresso a protiro, una delle più visitate da sub e snorkelisti.
Il percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra è un viaggio nell’antica colonia romana, Puteoli, fondata nel 194 avanti Cristo e divenuta presto porto commerciale di Roma. Il percorso è situato sotto la rocca di tufo che domina il golfo di Pozzuoli, tra Nisida e Baia, e si sviluppa lungo gli assi principali della città romana, cardini e decumani. Il visitatore, passeggiando lungo le strade dell’antica Puteoli, verrà affascinato dall’architettura dei numerosi edifici, dai depositi di grano, dal forno per la lavorazione e la cottura del pane (pistrinum) con le macine quasi intatte, dai criptoportici, dalle botteghe e dai magazzini. Il 27 luglio 2021 è stato inaugurato l’ampliamento del percorso archeologico, con i nuovi tratti corrispondenti a due dei principali assi viari della città romana: la parte finale del cardo di via San Procolo, che si ricollega al decumano di via Villanova sul margine del promontorio tufaceo con viste mozzafiato; e il decumano di via Duomo, a Nord della Cattedrale, il cui allineamento è ricalcato esattamente dalla strada moderna che corre di qualche metro più in alto. Completano il percorso il podio in tufo del Capitolium, il principale edificio di culto della colonia romana del 194 avanti Cristo, inglobato nel tempio marmoreo di Augusto sotto la Cattedrale, e un piccolo ‘Museo dell’opera’ che ne ripercorre la storia.
Il Castello di Baia, edificato tra il 1490 e il 1493 dagli Aragonesi e ingrandito tra ‘500 e ‘700 durante il Viceregno spagnolo, domina la vetta del promontorio che chiude a sud il golfo di Baia. Attualmente ospita il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, realizzato negli ultimi decenni del secolo scorso e aperto nella sua configurazione attuale nel 2010.
Le mura del Castello racchiudono però una realtà più antica, i resti di una grandiosa villa romana, un eccezionale esempio di impianto residenziale marittimo che dal mare risale per quasi cento metri sino alla cima del promontorio, ora occupato dal Padiglione Cavaliere, il maschio del castello, dove si conservano in ottimo stato i pavimenti romani in signino decorato e in mosaico bianconero. La villa, appartenuta forse proprio a Cesare, sorge già nel II sec. a.C. e viene poi ristrutturata in due fasi successive nel secondo quarto del I sec. a.C. e poi in età neroniana, quando la proprietà viene acquisita al demanio imperiale.
La visita delle sezioni del Museo, dislocate in parti diverse e distanti del Castello stesso, comporta un percorso dinamico e vivace tra rampe e scale suggestive e terrazze panoramiche sino alla spettacolare Piazza d’Armi, dalla quale il visitatore può godere di un amplissima e splendida veduta dell’intero Golfo di Napoli.
Inoltrandosi all’interno del percorso museale si percepisce come esso sia stato organizzato per rispecchiare il particolare e suggestivo assetto del territorio flegreo nel quale confluiscono in pochi lembi di terra una realtà storico-culturale centrale per la conoscenza del Mondo Classico e la bellezza di un paesaggio forgiato dai tanti vulcani sempre in attività.
La Piscina Mirabilis è un sito archeologico romano che si trova nel comune di Bacoli, nell'area dei Campi Flegrei. Costruita in età augustea a Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli, originariamente era una cisterna di acqua potabile.
Si tratta della seconda più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani dopo la Cisterna Basilica di Istanbul e aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla Classis Misenensis della Marina militare romana, poi divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, che trovava ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento.
La cisterna venne interamente scavata nel tufo della collina prospiciente il porto, ad 8 metri sul livello del mare. A pianta rettangolare, è alta 15 metri, lunga 70 e larga 25, con una capacità di oltre 12.000 metri cubi. È sormontata da un soffitto con volte a botte, sorretto da 48 pilastri a sezione cruciforme, disposti su quattro file da 12.
L'acqua veniva prelevata attraverso i pozzetti realizzati sulla terrazza che sovrasta le volte con macchine idrauliche, e da qui canalizzata verso il porto. La struttura muraria è realizzata in opus reticulatum e, così come i pilastri, è rivestita di materiale impermeabilizzante. Una serie di finestre lungo la sommità delle pareti laterali e gli stessi pozzetti superiori provvedevano all'illuminazione e all'aerazione dell'ambiente. Sul fondo, nella navata centrale, si trova una piscina limaria di 20 metri per 5, profonda 1,10 metri, che veniva utilizzata come vasca di decantazione e di scarico per la pulizia e lo svuotamento periodico della cisterna.
La piscina mirabilis costituiva il serbatoio terminale di uno dei principali acquedotti romani, l'acquedotto augusteo, che portava l'acqua dalle sorgenti di Serino, a 100 chilometri di distanza, fino a Napoli e ai Campi Flegrei.[1] Parte dell'antica cisterna è aperta ai visitatori.